link articolo L’OSSERVATORE ROMANO del 24 aprile 2014 “Una terra splendida” – (Presentazione libro)
«Terra splendida, ma anche aspra e un tempo avara di risorse naturali, così da diventare per i suoi abitanti scuola di laboriosità, di sobrietà, di intraprendenza»: sono queste le parole — tratte dal discorso che Giovanni Paolo II pronunciò a Trento il 29 aprile 1995 — che aprono il suggestivo libro fotografico Karol Wojty?a trentino (Vago di Lavagno, Edizioni La Grafica, 2014) curato da Giorgio Gelmetti.
Le oltre trecento pagine del volume conducono il lettore in un viaggio suggestivo tra le vette, i panorami, gli incontri e le preghiere di un uomo santo in dialogo costante con la natura da lui tanto amata e lodata. Le montagne del Trentino, i suoi laghi, i ghiacci della Marmolada e dell’Adamello, la neve tra il rosa delle Dolomiti, il verde dei prati di Stava di Tesero: immagini memorabili illuminate dal costante sorriso di Karol Wojty?a che sulle piste da sci, tra i ghiacciai, nei sentieri in vetta e all’interno dei rifugi ad alta quota si sentiva a casa. Come pastore, come pellegrino e come uomo.
Giovanni Paolo II che prega, breviario in mano, prima di cena all’esterno del rifugio; la messa celebrata nella sala da pranzo; la benedizione della lapide dedicata dagli alpini alla Madonna dell’Adamello; l’omaggio alla lapide che ricorda le vittime di Stava; sull’inginocchiatoio davanti alla Cappella del Crocifisso del concilio di Trento nel duomo della città: il racconto di un pontificato, la storia di un carisma e l’eredità terrena di un uomo possono anche essere ricostruiti attraverso i ricordi delle cinque visite che — tra il 1979 e il 1995 — Giovanni Paolo II fece a una terra ricca di storia e di natura.
Accanto alle centocinquanta fotografie, i ricordi — personali e inediti — di chi visse quelle visite accanto al Papa, per un totale di quattordici autori, tra cui i cardinali Leonardo Sandri e Giovanni Battista Re, l’arcivescovo Luigi Bressan e monsignor Giulio Viviani.
«Le montagne — disse Giovanni Paolo II nel corso dell’omelia pronunciata sull’Adamello il 16 luglio 1988 — hanno sempre avuto un fascino particolare per il mio animo: esse invitano a salire non solo materialmente ma spiritualmente verso le realtà che non tramontano». Il volume di Gelmetti — grazie all’eloquente silenzio, alla spiritualità e al calore testimoniato dalle tante fotografie — ne è la prova.